domenica, dicembre 18, 2011

Workshop end



Che dire.. ho apprezzato molto conoscere Emanuele Tenderini di persona. Inizialmente mi aveva decisamente scoraggiato, presentandosi in maniera completamente autodistruttiva.. una cosa che decisamente non ho apprezzato da chi mi avrebbe dovuto insegnare per altri due giorni. Poi nel corso delle ore ha tirato fuori una passione ed una competenza decisamente alti, facendo capire a tutti gli studenti l'importanza di uno studio preliminare che parte sia dalla ricerca fotografica che dal senso intrinseco della luce. Personalmente ho chiesto informazioni su alcune tavole in cui mi ero trovato in difficoltà, ottenendo ottimi consigli sulla struttura delle ombre. La cosa che più mi è rimasta impressa è l'obbligo di migliorare, di evolvermi e di lasciare il passato alle spalle per dare nuova aria ad ogni cosa. Un pò le storie raccontate da Emanuele su editor e mercato senza rispetto verso la creazione; un pò Firenze stessa, città orribile a mio avviso, chiusa dentro un sogno di 500 anni fa e puttana commerciale senza futuro. Firenze, come ogni volta, mi da nuova spinta per togliermi di dosso quella polvere tipicamente italiana che ci sporca e ci ancora in un fondale scaduto di vecchie glorie. Il Tenderini mi ha fatto capire che noi stessi dobbiamo essere i promotori di ciò che sarà il futuro, che con le nostre decisioni determiniamo le possibilità di riuscita delle nuove generazioni. Ed una chiacchierata con la padrona di casa dove ero ospite (Parigina di nascita) mi ha completamente convinto che se non voglio andare a fondo con lo stivale, devo CREARE secondo dopo secondo, lasciando i ricordi intatti esclusivamente per poter avere le fondamenta giuste, non per avere un mondo dove rifugiarmi.
Insomma, più che un workshop, un'esperienza filosofica.
E Come dice Emanuele: "quando non stiamo facendo un cazzo e non riusciamo a disegnare, non è che effettivamente siamo dei falliti. No. In quei momenti, giornate, ore, in cui siamo persi nel nulla, noi stiamo elaborando la soluzione al problema che ci opprime. Il nostro cervello sta lavorando, cazzo! Stiamo mettendo in ordine tutto ciò che poi, metabolizzato, andrà a farci produrre nuovamente."
Le parolacce sono comprese nel discorso per enfatizzare. E ne ho riportate solo la metà, per farvi capire il trasporto che ha avuto mentre parlava...

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